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18,43 settima sera di conflitto. La storia si ripete


 Ore 18,43 settima sera di guerra.  "Caro Andrea, come stai?" In questa notte marzolina, il nostro ennesimo colloquio viene interrotto. "Siamo senza luce, ci sentiamo domani". Una malinconia mi pervade e sento di dover ammazzare il tempo: registro un vocale, lo ascolterai domani.  Credo che le voci abbiano un'energia particolare e che in certi momenti possano far bene.  Questo è uno di quei momenti. Poco fa ho ricevuto un sms da una sconosciuta che mi invitava a spegnere la luce, andare alla finestra e pregare per la pace. Ciò mi ha irritato notevolmente e l'ho espresso in modo molto chiaro. Noi odiamo questi modi di affrontare le cose,  così come detestiamo il poi e il dopo, due avverbi che non esistono nel nostro vocabolario. Da sempre preferiamo l' uso di verbi della prima coniugazione, come fare e andare. E di questo fare, in giorni estenuanti e perpetui come questi, senza inizio nè fine, se ne vede molto. Un fiume di cose, pensieri, iniziative che hanno un solo indirizzo. Mi piace il tuo agire, la tua disponibilità,  la prontezza,  il tuo" problem solving", anche su cose semplici  come regalare i  tuoi maglioni a chi è rimasto senza indumenti. Mi piace il tuo preoccuparti per gli altri, è un modo d 'affrontare la gravità della realtà, con intelligenza. Tuttavia, vorrei aggiungere questa frase: "Ti prego non fare l'eroe, perchè gli eroi spesso finiscono là...". So che è contenuto nel tuo DNA grazie ai nostri ascendenti e alle storie che abbiamo sempre sentito raccontare in famiglia e di cui sono sempre andata fiera. Fiera del bisnonno valdostano Giovanni Battista, medaglia d'oro alla memoria, morto in terra d'Africa mentre tentava di sedare una rivotla tra ascari e della sua storia toccante, che tanto orgoglio mi ha trasmesso, fiera del bisnonno cuneese Bernardo, Cavaliere di Vittorio Veneto, del nonno Stefano capo partigiano nome di battaglia "Sparviero" e della nonna Lina della provincia azzurra, staffetta nella II guerra mondiale.  Ognuno ha fatto un pezzo di storia, combattendo e se andiamo più indietro nel tempo, intorno al 1500, che dire di Gerolamo, Capitano di Ventura luogotenente di Bonifacio V. Quante belle storie hanno riscaldato l'atmosfera di tante sere, davanti al caminetto acceso, mentre guardavano foto ed attestati, accarezzando le medaglie conservate gelosamente nelle teche. Di loro dicevamo che non hanno mai perso la lucidità di ragionamento che aiuta a discernere il giusto dal resto, e che sono certa anche tu saprai mantenere grazie all' essenzialità, alla razionalità e quella pulizia di pensieri  che, da sempre,  ti contraddistingue.

Il nonno partigiano, dimostrò una certa bontà quando dopo oltre un anno di resistenza, durante la Liberazione del '45, salvò dal linciaggio un soldato tedesco catturato e inerme. Il nonno, nonostante fosse stato colpito da un militare alle spalle (per un fatto fortuito, il colpo di pistola gli bucò solo il cappello da parte a parte) non si accanì sul prigioniero.  Anche la nonna Lina s'è trovata la pistola alla tempia, durante la resistenza, e non per mano dell'invasore. Anzi, è stata salvata da uno di quelli. Tuttavia, nonostante fossero persone semplici, nessuno di loro ha mai generalizzato, condannando per le  colpe di  pochi, interi popoli. Non hanno conosciuto l'odio, nè la vendetta, nè han perso la lucidità o la speranza. 

Ed oggi la storia si ripete, a distanza di 3 generazioni e tu, pronipote, in questa storia sei completamente coinvolto, tuo malgrado ed io con te.

E' tutto difficile, ma quel che sento dal tuo tono di voce, dai tuoi modi di guardare la vita, quel che percepisco, è che tu fai la differenza.

La guerra distrugge, annienta vite, lascia segni indelebili, portando con sè ignoranza, cattiveria che troverà terreno giusto. Ma le persone come te, sapranno fare la differenza, quella che sta silenziosamente nel tuo Dna, lasciato da quel crogiuolo di anime erranti dei nostri antenati

Patino, Ferruccio, la Pina, Natasha, Pippinsky sono pronti. Basta un colpo di filo. Io non spegnerò la luce stanotte, la lascerò accesa, affinchè t'illumini la via.  

 
                                                                                                                                                                              Wilmaz.

Foto di Wilma Zanelli

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