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Viaggio di guerra e diario di una saga familiare - III parte


24 Settembre ore 9.20. La nottata è trascorsa senza interruzione di corrente e senza attacchi da parte delle Forze militari russe. Ci svegliamo e mentre prepariamo la colazione riceviamo un messaggio da Alena. Siamo invitati da loro verso le 13 per un piccolo barbeque... Veniamo calorosamente accolti  dal marito ed andiamo nel giardino a cucinare la carne. Riprendendo il discorso da dove si era interrotto, chiediamo se i genitori di Alena sono ritornati a casa oppure sono ancora con le rispettive anziane madri. Ci confermano che sono ancora ad Odessa e nel Dombass. La situazione è più tranquilla su Odessa, mentre nel Dombass si trovano sostanzialmente bloccate, con l' unica via d' uscita percorribile verso la Russia.

Ovvio quindi che l' unica possibilità di scelta è resistere. Il tempo, verso la fine di settembre è molto instabile, la temperatura durante il giorno si aggira sui 14-16° e sovente piove. Oggi non fa eccezione, quindi lasciamo i discorsi a più tardi e velocizziamo la preparazione della carne. Mentre attendiamo la cottura, Igor mi porta a fare velocemente un giro dell' isolato, per vedere i danni causati dalle battaglie. La loro casa si trova a poche centinaia di metri dal fronte degli scontri tra ucraini e forze occupanti, ogni costruzione, ogni mezzo parcheggiato, ogni recinzione porta i segni di proiettili. "Circa il 75% degli edifici" conferma Igor, "ha subito danni, la maggior parte è stata riparata, basta guardare sulla strada il susseguirsi di camioncini e auto di vetrai, idraulici, muratori, elettricisti al lavoro. Tutti i mezzi militari distrutti durante le battaglie, sono stati portati via dalle strade ed ammassati in una zona poco distante, dove vengono separati i vari materiali e poi portati nelle fabbriche per dar loro nuova vita.  Domani vi porterò a visitare il posto." conclude Igor. 

La carne è pronta. Rientriamo in casa, raggiungendo le mogli, e mentre pranziamo continuiamo il nostro discorso. Igor racconta che i suoi genitori, anziani e malati, abitano a Kiev e sono sempre rimasti lì durante l'invasione. "Dopo le prime settimane a Sumy noi rientrammo a Kiev, per raggiungere i genitori e la figlia maggiore che era rimasta bloccata là. L' occasione di partire, arrivò, il 10 marzo, con l' apertura di un cordone umanitario che permise ai civili di lasciare l' abitato di Sumy. L' impresa non fu semplice, perchè di certezze non ve ne erano nessune, i tempi di percorrenza si dilatavano, a causa del lungo convoglio di autobus ed auto private, scortato da forze armate ucraine che procedeva a passo d' uomo. Appena si sentivano spari il convoglio si fermava, si spegneveno le luci e si attendeva che le forze armate mettessero in sicurezza la zona. Non di rado i russi sparavano su questi convogli, in alcuni casi uccidendo anche civili inermi. Un' altra incognita era il rifornimento di carburante lungo il tragitto... Nonostante ciò partimmo e dopo 22 ore di viaggio, rientrammo a Kiev, per rivedere i nonni e la primogenita. Lì ci fermammo un paio di giorni, ma l' appartamento dei nonni era troppo piccolo per ospitare 6 persone e le notizie che arrivavano da Irpin non erano buone. Non potendo tornare nella nostra casa, ci spostammo verso i Carpazi, dove dormimmo per circa 3 settimane in un Palasport con altri 200 sfollati.

Ma non potevamo restare a lungo in quella situazione, così trovammo ospitalità da un amico di famiglia, nei pressi di Kiev, con la speranza mai sopita, di poter ritornare ad Irpin, trovare la nostra casa intatta, a dispetto di tutte le tristi notizie che trapelavano. 

Finalmente verso il 15 di Aprile ricevemmo la buona notizia di poter rientrare ad Irpin:  la zona era stata bonificata... Così senza pensarci un secondo in più tornammo, dopo 50 giorni, a casa. Non sapevamo minimamente cosa avremmo trovato, ma fummo fortunati: l' abitazione era salva e solo un paio di vetrate erano andate in frantumi a causa dei bombardamenti. Nel giro di qualche giorno cambiammo gl' infissi ed insieme ai proprietari degli appartamenti, che erano ritornati a casa come noi, ripulimmo le strade dalle macerie, abbattendo gli alberi pericolanti nell' area adibita a parcheggio." Chiosò Alena. 

Si era fatto tardi: il tempo era passato velocemente. Salutammo la famigliola, dando l' appuntamento per il giorno dopo, mio ultimo giorno di permanenza a Kiev, prima di rientrare in Italia.

L'indomani sotto una leggera pioggerella, ci recammo al deposito dei mezzi militari distrutti. E sebbene ne fossero rimasti pochi, visto che tutto il resto era stato        smantellato, era palese capire, guardando lo spettacolo davanti ai nostri occhi, quanto cruenta fosse stata la battaglia e quante risorse siano state perse dall' invasore.

Si era fatto tardi. Salutai i nostri nuovi amici, con la promessa di vederci a breve. Poi mi diressi verso Kiev dove mi attendeva un pullman che in 3 giorni di viaggio continuo, mi avrebbe riportato a Milano.

                                                                                                                                      Andrea Busso  - Viaggio di guerra ( parte III)

 

 

 

 

 

 

 

Andrea Busso  ( III parte)


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