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Oblast Sumy: la nostra vita tra le bombe - Tara


Battaglie, conflitti, guerriglia, guerra. Termini che hanno sapori diversi a seconda della latitudine in cui ci troviamo. Anche il sapore della guerra in Ucraina, stando seduti a casa propria, lontano migliaia di chilometri dai confini ucraini, ha un sapore meno amaro, ha un dolore meno forte, ha paure meno oscure, ha respiri meno affannati. A meno che la persona in questione abbia il cuore e la testa diviso tra l'Ucraina e l'Italia. Questa è la storia, di Tara, giovane ucraina quarantacinquenne, d'origine russa, dai biondi capelli e la famiglia d'origine composta da individui con necessità ed equilibri diversi, che la guerra ha fatto a pezzi. Tara è sposata con un toscano. Ha anche una figlia adolescente, la mamma e un fratello. Anche Dante, il marito italiano, ha una famiglia: i genitori, un fratello e la cognata. Questa è la storia di una saga familiare, individui con esigenze affettive e intrecci che sono sostenuti da ragioni dell'uno e dell'altra, nel pieno rispetto della libertà, che la guerra ha saputo calpestare. Dante, per motivi di lavoro, già, prima dell'invasione russa faceva la spola tra l'Italia e l'Ucraina. Tara ha una sua attività immobiliare, nell'oblast di Sumy. La figlia adolescente frequenta la scuola e prima della guerra, praticava sport ad alti livelli. La nonna è impiegata commerciale in un'azienda privata. " Dopo lo scoppio del conflitto siamo riusciti a raggiungere a Firenze i miei suoceri e lì siamo stati per diversi mesi " racconta al telefono Tara "però... ". Una pausa che dura il tempo di un amen, sfonda un portone di sensazioni, ricordi, rimpianti, paure. Rimango in religioso silenzio ed attendo. Non me la sento di fare la giornalista d'assalto. "Però dopo 3 mesi ho voluto rientrare. Là avevo lasciato la mamma, il mio ufficio, l 'apprendista andava seguita, una mia socia era finita in Polonia e non poteva rientrare in patria e mia figlia bramava per incontrare gli amici. Così partii lasciando a Firenze mio marito, che per motivi burocratici non poteva venire con noi. Questa guerra sta portando dolore ogni giorno. Puntualmente abbiamo brutte notizie: ieri un inquilino del palazzo ha perso il figlio militare ucciso da una bomba, le camere mortuarie sono piene di soldati russi che le famiglie non reclamano perchè non sanno a chi rivolgersi, come cercarli. Mio fratello vive in Russia con la moglie e il dolore per non poterlo incontrare è tanto, alimentato anche dal grande interrogativo sul quando e come, dove potremo ritrovarci." Ad un certo punto la conversazione s'interrompe: probabile che si sia scaricata la batteria del cellulare. Tara, ad inizio telefonata, mi ha avvisata del parziale black out d'energia elettrica (dalle 21 alle 23) a rotazione, sulle 24 ore, nei vari distretti della città. Un'interruzione  a singhiozzo che spesso paralizza le attività economiche, gli spostamenti coi mezzi pubblici: " Anche se veniamo preventivamente avvisati, diventa caotico sapere se dall'altra parte della città, dove siamo diretti, l'ufficio o il negozio, sarà aperto" aveva spiegato Tara.  

Sospendo l'intervista per causa di forza maggiore. Penso a Tara e al suo black out di energia elettrica e di riscaldamento (ieri i termosifoni sono stati spenti tutto il giorno). Penso alle tante Tare chiuse nelle loro case, mentre fuori nevischia, a quelle che hanno perso un familiare, a quelle che han lasciato il marito, in altre città. Penso anche ai mariti, a Dante, alle sue paure, alle preoccupazioni del futuro. Ai suoi genitori italiani coinvolti improvvisamente in una situazione paradossale, sconcertante. Rifletto su quanto dolore questa guerra ha seminato e continuerà a seminare per generazioni. Nessuno tornerà più ad essere ciò che era.

"Le percezioni della realtà cambiano" mi dice al telefono la famiglia di Dante, fiorentina, a cui voglio dar voce. "Nel preciso istante in cui è scoppiato il conflitto e le istituzioni italiane mi hanno risposto di stare calma e di scaricare l'app. in me è accaduto qualcosa" dice la mamma, "d' indescrivibile, non condivisibile, non comunicabile perchè la stragrande maggioranza degli italiani non aveva figli in guerra, sotto le bombe, incastrati in un conflitto senza eguali. E così, quei lunghi mesi d'attesa, in cui, volutamente, stavo lontano dai talk show e dai tuttologi che riempiono di vane parole i programmi tv, ho imparato a vivere diversamente. Il giorno in cui Dante rientrò in Italia, dopo la lunga attesa ed il viaggio pieno d' insidie, io ricevetti una contravvenzione piuttosto salata, per sosta vietata. Ma fu la contravvenzione più leggera che avessi mai ricevuto. Ed ero felice perchè mi trovavo lì ad aspettare Dante e Tara fuggiti dalla guerra. La sanzione ricevuta non mi dava neanche fastidio. L'ho pagata con gioia. Per me quel giorno era Natale. 

Per me il Natale è oggi, sarà domani, anche il primo luglio, così come la festa del mio compleanno. Sarà ogni volta che potrò toccare o abbracciare nostro figlio. La festa è oggi e sarà ancor più grande quando in Ucraina, e in tutte le terre del mondo, non saranno più versate lacrime di guerra. E come dice una canzone: ".... sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce... ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno... " Un abbraccio a tutte le Tara del mondo, anche a quelle russe che in silenzio piangono il loro dolore. "

                                                                                                                                                              Wilma Zanelli                                         . 

                                                                                    



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