Caterina, con la sua auto, correva verso il piccolo paesello. Non era molto distante da casa sua, un’ottantina di chilometri più o meno. Lassù non c’era mai stata, ma più s’avvicinava alla meta, più sentiva il cuore batterle forte nel petto. Trovò il ponte che attraversava il piccolo fiume e svoltò a sinistra. Alcuni ombrelloni e sedie a straio stavano sul prato vicino.
C’era una gran quiete, in quell’ordinario lunedì di settembre. La giovane donna, prese la stretta stradina che saliva verso l’abitato.Guardandosi intorno, non riusciva a scorgere nulla che le fosse familiare; solo molte case di pietra, per la maggior parte in stato d’abbandono. Il suono d’un juke-box richiamò la sua attenzione: quel piccolo locale a pian terreno, doveva essere il bar. Il suo arrivo zittì il coro di voci e dieci occhi puntarono su di lei: un maresciallo d’Arma, un ragazzino di città, due montanari con camicie da boscaiolo e la locandiera tutta tonda con indosso un lungo grembiale verde. “Un caffè, per cortesia e un’informazione”. La donna s’appoggiò al bancone, incuriosita.
“Sto cercando la località di La Croix”. “E’ lontano e difficile da spiegare. Se aspetta un momento Ennio potrebbe accompagnarla”. Caterina, tanto per ammazzare il tempo, uscì sul piccolo dehor, che dava all’interno dello stabile, su una strada polverosa ed asciutta.Qualche attimo dopo un autocarro, col cassone aperto dietro, le passò vicino gettandole addosso una nuvola di polvere. “Che bifolco, ma chi si crede d’essere?” stava per urlare, ma fu interrotta dalla locandiera: “E’ arrivato Ennio, signorina”. Caterina, incredula, s’avvicinò alla donna: era lui, l’autista pazzo. L’uomo, per un attimo che a lei parve un’eternità, la scrutò da capo a piedi. “Mezz’ora d’auto e una ventina di minuti a piedi. Vuole andarci con quelle scarpette?” e indicò i suoi bei sandali dal tacco vertiginoso. “Ho gli scarponcini in auto” “VA bene, ma le costerà 50 euro. 30 se mi dirà che diavolo cerca su a La Croix” “Vada per i 50” ribattè, seccata Caterina che fece per salire sulla sua piccola auto sportiva. “Vorrà mica salire con quella? Dobbiamo guadare un fiume. Salga con me e si metta gli scarponi.”
L’aria profumava di terriccio e polvere che la guida incerta di Ennio alzava in gran quantità. Il clima era soffice, in esso l’odor dei campi, del bosco. “Perché una donna come lei vuole andare a La Croix?” “Sto cercando una persona” “Non ci sta più nessuno da quindici anni o forse più.” Il guado era quasi in secca ma alberi divelti, massi e detriti rendevano difficile l’attraversamento. Ad un certo punto il motore si spense. Caterina guardò Ennio alla ricerca di una soluzione. “Ed il peggio deve ancora venire, signora mia.” Dopo un tempo inquantificabile, arrivarono all’ultimo tratto di strada percorribile con mezzi a motore. “Prego, prima le donne” sogghignò Ennio, indicandole un sentiero lungo un pietrame. Dopo circa tre quarti d’ora, Ennio entusiasta urlò “Siamo arrivati”.
Su un piccolo cucuzzolo sorgevano alcune baite di pietra e un po’ spostata a destra una torre di forma quadrata. “E’ la fine del mondo, no?” sussurrò Caterina, che dimenticandosi della presenza di Ennio corse verso un cancelletto di legno spalancato, invaso dai rovi. La casa era lì, con le finestre chiuse e la rovina che devastava tutta quella calma perfetta.
“Mi vuole spiegare?” chiedeva ora Ennio incuriosito, mentre la ragazza, impadronita dai ricordi, vedeva quel luogo come era stato, pieno di passi, di voci, di movimenti. Sapeva che un tempo era stato vivo: molta gente aveva percorso quel vialetto e molti s’erano seduti all’ombra di quel giardino.”Il tetto lascia passare l’acqua. E’ strano che non l’abbiano saccheggiata o sfasciata. Sieda qua vicino..”
Caterina invitò Ennio a sedersi sui gradini tra le rovine. Sembrava così piccola, quasi poggiata davanti alla maestosa catena di montagne. Lei prese, dallo zaino, una foto scattata in un vecchio pagliaio. In primo piano quattro giovani seduti . “Li conosce?” chiese ad Ennio. Ennio guardò la fotografia. Il cancello, la montagna, la casa com’erano un tempo, com’era nei suoi ricordi, quando lì a La Croix lui ci viveva.
D’uno scatto vide quelle montagne frantumarsi, la valle richiudersi, le case sparire nel suolo e lui inghiottito dalle rocce del guado. “In questa foto c’è mio padre. So che ha vissuto qui. Devo ritrovarlo.”spiegò Caterina. Ennio guardando quei ragazzi ebbe un sussulto. Li riconosceva. Ricordava i loro nomi: Mattia, Dario, Guido. Il quarto con un foulard legato intorno al collo, inforcava un fucile. Di lui s’eran perse le tracce, da troppo tempo.
1° parte Wilma Zanelli