Caro Padre,
ho avuto questi pensieri stanotte ed ora cercherò di palesarli. Quanto vorrei ti potessero raggiungere. Di quei tristi giorni ricordo solo la pioggia, un'insistente malinconica pioggia e poi... fu come cadere in un baratro profondo, senza fine, senza uscita. Solo un eco di suoni, di canti di morte ed il pianto in gola ed i giorni che se ne andavano via tutti eguali. E poi il clamore, senza pietà, il dolore incommensurabile, inconsolabile, enorme e le lacrime grevi.
Ancor oggi, quanto finalmente questo dolore è stato restituito al privato, ancor oggi piango.
Ho scordato la tua voce. Come stai? Qui tutto bene, o quasi. Il sole è tornato a splendere, talvolta oscurato da nubi di pioggia, ma si sa, dopo il cattivo tempo viene sempre uno migliore ed io sto ad aspettare.
Ho rivisto fiorire nel tuo giardino i fiori di pesco, come ogni anno tornano a vita e mi riportano un po' di te. Siamo cresciuti, sai, credo saresti fiero di noi, tuoi figi, ai quali il futuro si è aperto con tutte le sue sfide. Ne ho vinte alcune, alcune le perderò.
Caro Padre, chissà quale ragione in una sera di maggio divise le nostre strade per sempre.
Ti ricordo ancora quando torno a respirare il profumo dei fiori di pesco ed ascolto quelle note.
Ti penso così: al centro di un orizzonte da cui si domina il mondo.
Ti ricordo in un mare di vita, nel tuo giardino fiorito su una piccola altura in mezzo al niente.
Vorrei essere quel niente per avvolgerti in un abbraccio.
Abbi cura di te.
Wilmaz